Cari Amici,
ho fatto una breve escursione alla Montagna Sacra dell'India, meglio nota come Arunachala. Alta appena 850 metri, secondo la cosmogonia indu questa montagna e' la versione odierna del pilastro di fuoco dal quale emerse Shiva il distruttore. All'occhio di un visitatore occidentale (lasciamo perdere gli scrittori inglesi dell'800 che ne hanno esaltato le bellezze naturali e il fascino dell'incontaminato) oggi Arunachala appare come un supermercato del 'divino' , mi si scusi l'espressione, per il numero incredibile di santoni, guru, monaci, visionari, predicatori, meditatori ad oltranza, che ne affollano le pendici. Non bastano 11 Ashram ad accogliere ogni sera questa folla di intermediari tra l'uomo e l'Essere Supremo. Li si incontra percorrendo a piedi (scalzi, ovviamente) un sentiero di circa 14 chilometri che corre alla base del monte tra risaie verdissime, piantagioni di palme e di banane, boscaglie e tratti aridi. Meglio partire armati di un nodoso randello per tenere lontane le scimmie che vi seguono alla ricerca del cibo e magari vi strappano gli occhiali da sole oppure per spostare le foglie sul terreno ed evitare i cobra arrotolati su se stessi che prendono il sole.
Lungo il percorso si incontrano tempietti, sacelli, luoghi di culto e di preghiera: immaginatevi una Lourdes circondata da numerose Via Crucis sotto un sole abbagliante. Nel posto si avverte una fortissima energia, dicono gli intenditori, quasi che la colonna di fuoco che ha generato Shiva vibri ancora sotto le rocce grigiastre pronta a rigenerarsi non appena avra' fine l'era negativa che stiamo attraversando. E poi sorprende la folla dei pellgrini che si riunisce intorno ai Santoni, offre loro cibo in cambio di benedizioni. Arrivano da tutta l'India, a piedi, in moto, in auto e in autobus, molti vestiti all'occidentale, forse appena usciti dai loro uffici climatizzati di Bangalore, che dista un centinaio di chilometri. Ecco l'India antica e moderna, quella della religione totalizzante che poco spazio lascia all'umano e quella del software e del moderno. Ho attaccato bottone con un indiano loquace che a pieci scalzi si aggirava con la famigliola nei pressi del tempio di Tiruvannamalai. Mi ha detto di possedere un'agenzia di viaggi e di aver diversificato da poco i propri investimenti aprendo a Bangalore un 'beauty parlor'. AL primo impatto sono rimasto sbalordito: negli States si definisce con questo nome una sala per incontri riservati tra sessi diversi, insomma non un bordello ma quasi. Qui in India si tratta invece di saloni di bellezza che offrono trattamenti ayurvedici tradizionali a uomini e donne. Sara'.
Sono rientrarto in serata a Puttaparthi, dal mio Santone. Qui non ci sono beauty parlor, e neppure quella promiscuita' dei giovani che ho notato per le strade di Bangalore. Nell'Ashram gli uomini fanno la pesa di mattina le donne nel pomeriggio. E nel raggio di 15 chilometri non si trova neppure una birra fresca. Ohm Sai Sri Ram.
Gianfranco
Hai giudicato senza conoscere in profondità, perché la tua è stata una visita e non un'esperienza, questo non è quello che insegna Sathya Sai Baba.
RispondiEliminaCriticare un Guru non porta un buon karma, ma la tolleranza è una qualità che nasce naturalmente dalla chiara comprensione e dall'ascolto interiore.
Certo non hai sentito l'energia di Arunachala, nel senso che non ti sei posto in ascolto profondo. Ma non si possono avere due Maestri, lo stesso Sai Baba lo insegna,
solo non criticare così se non conosci.
Da cercatore a cercatore
Om Namah Shivaya
Caterina