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mercoledì 16 gennaio 2013

Il Comunista

Cari Amici,
riflessioni quasi oziose di un pomeriggio sotto il cielo dell'India.
Vi siete mai chiesti come mai, negli ultimi 20 anni, in Italia il potere politico si trovi quasi sempre nelle mani di persone uscite dal mondo dell'economia? Elenco Dini, Ciampi, Prodi, Berlusconi, Monti, Tremonti; solo D'Alema ha interrotto la sequenza del potere economico su quello politico. Queste sono a mio giudizio le conseguenze del ruolo che l'economia svolge nei confronti di quelle che una volta erano chiamate "scienze sociali".
In pratica ci si attende qui da noi, ma non solo, che chiunque gestisca qualcosa di importante, vedi la politica, debba avere una base culturale economica o per lo meno dimestichezza con i suoi prìncipi liberali. Non c'è che dire, questi sono i guasti del liberismo sfrenato degli ultimi trent'anni che in Italia non ha trovato alcun freno.
In base al liberismo, gli uomini non sono che attori egoisti decisi a calcolare come ottenere il massimo vantaggio in ogni situazione, il massimo profitto o il massimo piacere e la felicità con il minor sacrificio. Insomma, ogni atto della nostra vita quotidiana è un investimento che non lascia spazio a morale, compassione, reciprocità, solidarietà, giustizia. Non sono d'accordo con questa visione del mondo.
Direte: sei un utopista, un illuso, un visionario, peggio ancora, un comunista. Ebbene, se comunismo vuol dire credere in questi valori come priorità di vita, allora sono comunista, e sono fiero di esserlo.
Un caro saluto
                            
Gianfranco