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mercoledì 6 febbraio 2013

Landini

Cari Amici,
un pò sballato dal fuso, il manager Fiat seduto al mio fianco in classe business del volo Dubai-Milano di domenica scorsa (scusate, non viaggio in business ma a seguito   di un overbooking della classe economica mi hanno gratificato con questo privilegio) si lasciava andare a confidenze aziendali di tutto rispetto: « Vede, Landini ha ragione, noi non investiamo più in Italia, puntiamo da tempo sui grandi mercati mondiali come Cina, America, e anche l'India, e puntiamo sulla fascia alta di questi mercati, con marchi prestigiosi come Ferrari, Maserati, Alfa e Chrysler ». Il manager, un ingegnere piemontese grande e grosso, tornava in Italia dopo un viaggio di otto giorni presso lo stabilimento Tata a 200 chilometri a est di Mumbay e non lesinava particolari: « Qui in India vendiamo 75.000 vetture all'anno dei modelli Punto e Linea (una Punto modificata e allungata nella parte posteriore, n.d.r.) realizzati grazie alla collaborazione con Tata. Ma ad aprile resterà in piedi solo l'accordo industriale con Tata, quello commerciale avrà fine, quindi pensiamo di spalancare le porte dell'India a Chrysler, vedi il marchio Jeep, e alla nostra gamma alta. In India ci sono circa 300 milioni di consumatori 'affluenti' e noi puntiamo su quelli. Abbiamo un gruppo di 1.500 ingegneri italiani, americani, indiani e presi a noleggio da consulenti privati che stanno studiando i problemi della guida a destra, che comporta implicazioni meccaniche di rilievo. Appena avremo risolto il caso punteremo in forze sul mercato  più grande del mondo » E L'Italia, mi permetto di chiedergli sottovoce? « Ha ragione Landini, ma non possiamo agire diversamente» ha risposto.
Un caro saluto
                           
Gianfranco

martedì 18 settembre 2012

Marchionne

Cari Amici,
mi raccontava un conoscente che quando Walter Da Silva, l'italiano ex Alfa Romeo oggi alla guida dei settori di punta di Vw e Audi, presenta un nuovo modello del gruppo a Berlino, Londra o in qualche altra parte del mondo, i vertici della Volkswagen lo abbligano a parlare in italiano. Questo perchè i tedeschi ci tengono a sottolineare che l'accoppiata design italiano/tecnologia tedesca è vincente in tutto il mondo e che quindi bisogna valorizzare il gusto e la fantasia del made in Italy.

Sergio Marchionne non la pensa così: sembra aver perso ogni fiducia nel nostro paese e che non veda l'ora di andarsene. Di analogo parere la famiglia Agnelli, che in questi mesi ha scambiato le azioni Fiat Auto in Fiat Industrial: l'auto made in Italy, secondo loro, può andare anche a farsi benedire.

È per questo che Vw sta sostituendosi a poco a poco a Fiat presso le aziende fornitrici di copmponentistica ad alto livello in Piemonte. Io non credo che i tedeschi intendano davvero rinunciare all'Alfa Romeo, così come vanno dicendo a ogni piè sospinto: mettetela nelle loro mani e sono sicuro che in breve tempo alla Bmw vedrebbero i sorci verdi.

Consoliamoci con i prodotti alimentari made in Italy che, almeno questi, continuano a fare progressi. Siamo un popolo di cuochi, vinaioli, casari, norcini e Pulcinella, dice Marchionne, l'auto lasciamola fare agli altri.
E la Ferrari?
Un caro saluto

Gianfranco

lunedì 12 marzo 2012

Achtung, Volkswagen

Cari Amici,
questi ci fanno un mazzo tanto, pare abbia detto Marchionne nell'apprendere i risultati di esercizio di Volkswagen nel 2011 (utili per 15,4 miliardi, ricavi per 126 e 8 milioni di vetture vendute nel mondo) e i  piani di investimento (53 miliardi) nei prossimi 5 anni.
Marchionne è preoccupato perchè VW punta per il suo sviluppo sui settori di forza di Fiat, vale a dire  USA, Brasile e piccole vetture.
Come mai Fiat è caduta così in basso rispetto a VW? Eppure gli operai tedeschi guadagnano il doppio rispetto ai nostri. Forse Fiat paga per la carenza di investimenti, per le scelte sbagliate, per la pochezza di idee. A Torino-Detroit si guardino attorno per capire le proprie debolezze, non abbiano paura dell'articolo 18, cerchino di  trovare nuove scelte, senza sbagliare.
Un caro saluto e un buon avvio di settimana

Gianfranco