mercoledì 28 novembre 2012

Ancora Ilva

Cari Amici,
oggi un tornado ha colpito lo stabilimento di Taranto dell'Ilva, causando presunte perdite umane e gravi danni agli impianti. Anche la natura è matrigna nei confronti della più grande acciaieria europea.
Ma veniamo alla storia per capire quanto sta accadendo.

La privatizzazione dell’Ilva, iniziata nel 1995, è stata condotta in modo disastroso per lo Stato. C'è stata la complicità dell’Iri e dei politici che a quel tempo guidavano il paese, vale a dire Lamberto Dini, Massimo D'Alema e Romano Prodi, nonchè di Silvio Berlusconi che era all'opposizione ma stipulò un patto scellerato con chi governava: voi privatizzate e rubate, ma non fate la legge sul conflitto di interessi. E di fatto, dopo 17 anni, quella legge non è ancora all'orizzonte. Il dolo ovviamente è da dimostrare, non il prezzo delle sofferenze che sono ricadute sulle famiglie e le responsabilità politiche. 

Il ragionier Emilio Riva per accaparrarsi il fiore all’occhiello dell’industria siderurgica italiana sborsò 1.460 miliardi di lire, ai quali si dovevano sommare i 280 miliardi di utili derivanti dall’esercizio dei primi 4 mesi del 1995. Si diceva allora che il prezzo corrispondesse a «un decimo del valore di mercato» dell'Ilva, più o meno in media con le altre grandi privatizzazioni, Telecom, Autostrade, Autogrill e le banche. Comunque, Riva non pagò neppure quello perchè contestò immediatamente lo stato di salute degli impianti. Insomma, il solito film: perdite pubbliche e utili privati.

Il caso Ilva dimostra la totale incapacità e corruzione di questa classe politica. Non dimentichiamo che Bersani è stato ministro dell'industria dal 1996 al 1999: è mai possibile che non abbia saputo nulla di Taranto e del furto che si stava perpetrando ai danni dello Stato? E ora vorremmo affidare il potere a questa gente? Che si impicchino.
 Un caro e indignato saluto

Gianfranco

N.B. non simpatizzo per Renzi, ma se fossi nei suoi panni, questa sera farei a Bersani un mazzo tanto proprio sull'Ilva.

lunedì 26 novembre 2012

Bersani, Renzi e l'Ilva

Cari Amici,
un dibattito televisivo (non diretto, ma in differita, n.d.r.) tra Bersani e Renzi mi ha chiarito le posizioni dei due candidati della sinistra all'incarico di primo ministro nelle prossime elezioni su quanto sta succedendo a Taranto. Oggetto del contendere è il caso Ilva. Bersani ha detto che il governo si deve muovere altrimenti il Sud rischia di esplodere. Renzi ha usato più o meno le stesse parole per il presente, ma ha parlato anche di privatizzazioni 'farlocche' (quale fu appunto la svendita dell'Ilva ai Riva), alludendo al fatto che la classe politica che fece le privatizzazioni era proprio quella dei D'Alema, dei Prodi, dei Veltroni  e della destra in genere.
Insomma, entrambi i candidati invitano a guardare al futuro, ma Renzi non perde di vista il passato e la sua eredità. Credo sia un punto a suo favore.
Un caro saluto e un buon avvio di settimana

Gianfranco                                                        

sabato 24 novembre 2012

Primarie

Cari Amici,
sono molto incerto su chi votare per le primarie.
Il mio cuore sta con Vendola, ma un voto dato a lui è sprecato in questo momento, perché l'Italia (e anche gran parte della sinistra) non viaggia e non è pronta per le  posizioni di sinistra.
Non voglio nemmeno votare per Bersani, perchè l'attuale segretario del PD è una creatura di D'Alema, cui attribuisco gran parte dei guasti in cui si trova l'Italia. E Matteo Renzi non mi piace: troppo carino, bellino, leccatino, spiritosino, preparatino. Però fa un discorso giusto, a mio giudizio: punta al consenso della destra delusa da Berlusconi e dalla sua banda. E questa idea non è sbagliata.
Ecco perchè, cinicamente parlando, il mio cuore batte per Vendola ma mi turerò il naso e voterò per Renzi. Poi mi cospargerò  il capo di cenere, me ne pentirò, ma al momento non vedo alternative.
Accetto commenti e critiche.
Un caro saluto e un buon fine settimana elettorale

Gianfranco

giovedì 22 novembre 2012

Lo Spettro - 2

Cari Amici,
oggi ho assistito qui a Milano ai lavori di un convegno su 'Etica e Finanza', un'altra apparizione di quello spettro di cui parlavo ieri, vale a dire il tentativo da parte della finanza di giustificarsi di fronte al mondo per i guasti che ha provocato.

Sono in molti a ritenere, iniziano gli atti ufficiali del convegno, che la crisi attuale sia stata provocata dalla mancanza di etica da parte del mondo della finanza. Finanza ed etica sembrerebbero infatti due mondi di per sé non solo inconciliabili ma anche in forte contrasto. Concordo perfettamente: in 35 anni di Borsa e Finanza non ho mai incontrato un finanziere etico ed onesto. Sono tutti uguali, il loro emblema è l'avvoltoio, il loro motto araldico è "Mano rampante in campo altrui". Anche George Soros, che donava miliardi in beneficenza, ha fatto più guasti che bene.
Scrive il filosofo Gilles Lipovetski: 'Il XXI secolo sarà etico o non sarà'.

Ditelo alle bande del buco delle Caymans.
Un caro saluto

Gianfranco

Lo Spettro

Cari Amici,
uno spettro si aggira nei centri studi di banche, finanziarie e università di tutto il mondo occidentale. Esso si presenta sotto forma di una domanda semplice semplice: la recente crisi mondiale è stata provocata dalle banche che hanno dato soldi con estrema larghezza finanziando il boom immobiliare e restandone invischiate nel crollo, oppure sono stati i clienti delle banche a spingere per ottenere crediti nella speranza di recuperare con attività speculative quel potere d'acquisto che avevano perso negli ultimi cento anni?

La domanda non è poi così oziosa. A prima vista sembrerebbe una difesa dei poveri banchieri, che sono stati al gioco della speculazione contando sul fatto che non sarebbero falliti (qualcuno è saltato, è vero, Bear Stern, Lehmann e Merril, ma la maggior parte si è salvata). In realtà abbiamo visto negli ultimi anni restringersi il ventaglio dei redditi e dei patrimoni: la concentrazione della ricchezza in poche mani può aver generato le spinte speculative. Come dire, l'ineguaglianza uccide il capitalismo. Bhè, a questa possibilità Carlo Marx non aveva pensato.
Un caro saluto

Gianfranco

.

martedì 20 novembre 2012

Interpretazioni

Cari Amici,
il premier Monti dice: «Abbiamo salvato l'Italia dal disastro totale». Dipende dai punti di vista, come sembra di capire leggendo quanti, da destra e da sinistra, stanno facendo il bilancio di un anno di governo tecnico. Il Paese si è indebolito industrialmente, finanziariamente e socialmente, il debito pubblico ha superato i 2.000 miliardi (siamo a quasi 70.000 euro per ogni italiano), la disoccupazione è aumentata e sale anche il livello di violenza mentre i privilegi delle banche e della classe politica non sono stati per nulla intaccati. Insomma, a cosa allude Monti quando parla di disastro totale? E come definisce la situazione nella quale versa in Paese?
Come interpretare le sue parole?
Un caro saluto

Gianfranco

mercoledì 14 novembre 2012

Ecce crisi...

Cari Amici,
secondo Ezio Mauro, il direttore di Repubblica, Silvio Berlusconi intende far cadere il governo quanto prima grazie alla maggioranza parlamentare di cui ancora dispone insieme alla Lega, anch'essa disponibile. E anche Bersani, mi dicono, non sarebbe ostile ad un capitombolo di Monti. Tutto questo per evitare la riforma del sistema elettorale, che così com'è va bene a tutti. Le motivazioni del voto contrario sono le solite: crisi, disoccupazione, tasse, etc etc. Se così fosse il Natale sarebbe veramente nero.
Spero che Ezio Mauro si sbagli, ma non ne sono così sicuro: il Cavaliere è terrorizzato dai sondaggi elettorali e i suoi scherani pure. E scalpitano.
Un caro saluto
                         
Gianfranco

Ancora Atene

Cari Amici,
ci risiamo: la Grecia torna (a dire il vero lo è sempre stata) nell'occhio del ciclone per la sua incapacità di offrire un piano credibile di rientro dal suo debito pubblico. Il Pil è caduto del 20 per cento in tre anni mentre il debito sale per effetto degli interessi. Il rischio fallimento è ormai quasi una triste consuetudine.

Lo scorso marzo, l’Isda, l’associazione internazionale che determina il credit event, aveva deciso di rendere esigibili i CDS (credit default swap) sul debito greco, mettendo in allarme i mercati. Ora ci risiamo. Per evitare lo scacco matto servono altri soldi: i 31,5 miliardi di aiuti, nel minor tempo possibile. La Troika è divisa, premono interessi dall'una e dall'altra parte. In mezzo il popolo greco che protesta ma a poco a poco viene sopraffatto dall'inedia.
Un caso saluto

Gianfranco

martedì 13 novembre 2012

A gennaio

Cari Amici,
ve ne ho già parlato qualche giorno fa, ma ora vorrei ritornare sullo stesso argomento.

L'orizzonte si è rannuvolato, la possibilità di ritornare in piena crisi finanziaria non è mai stata così vicina. I segnali che arrivano dai mercati non lasciano dubbi: salgono i beni rifugio per eccellenza, oro, bund tedesco e dollaro, mentre scendono le Borse e alcune materie prime e sale lo spread.

Insomma, con ogni probabilità a gennaio l'Europa tornerà ad essere al centro dell'attenzione da parte della speculazione, proprio come un anno fa. Ce la faremo a resistere anche questa volta senza eccessivi turbamenti e scossoni? Ho seri dubbi, ma per capirlo dovremo prima vedere che cosa succederà in Spagna e in Grecia.
Un caro saluto

Gianfranco
                                 

lunedì 12 novembre 2012

Debito

Cari Amici,
«Dalla metà del 2011 ad oggi la quota del debito pubblico in mano ad operatori esteri è scesa dal 51 al 35%», ha detto Maria Cannata, il direttore generale per il Debito. Sin qui la notizia, ma quali sono gli effetti di questo trend che in un solo anno ha visto ridurre la presenza estera?

Se consideriamo il bicchiere mezzo pieno, allora il trend è positivo: più saremo padroni del nostro debito meglio sapremo che farne. I giapponesi hanno un debito pari al 230 per cento del Pil (contro il nostro 126) però è tutto nelle loro mani e ci convivono, senza dover rendere conto al alcuno. Potrebbero essere prese misure dei contenimento, di riduzione forzosa, di consolidamento, etc.

Se consideriamo il bicchiere mezzo vuoto, allora diciamo che sono state le banche italiane a sostituirsi agli investitori esteri nel possesso del debito pubblico nazionale. Per cui, di fatto, le banche sono state nazionalizzate, come lo erano fino a qualche anno fa. È un male? 
È un bene? Dipende: se le banche saltano lo Stato dovrà salvarle, a spese della collettività.
Un caro saluto

Gianfranco

venerdì 9 novembre 2012

Dum Romae loquitur...

Cari Amici,
nel giro di un paio di mesi l'orizzonte politico finanziario europeo, che sembrava essersi rasserenato dopo la decisione della Corte Costituzionale tedesca di garantire la presenza della Germania nel fondo salvastati, si è rannuvolato. Recessione, disoccupazione, moti sociali in Grecia e Spagna, sordi contrasti all'interno dell'Europa tra i paladini dell'austerità a quelli dello sviluppo, hanno minato il clima di cooperazione e fiducia nato alla fine dell'estate.
Così le Borse hanno preso a scendere, l'euro si è indebolito, lo spread è tornato a salire, mentre sullo sfondo la questione greca non è per nulla risolta, anzi. Forse i tedeschi, alle prese anche loro con la recessione, si stanno rendendo conto che l'austerità non paga. Oppure pensano, finalmente, che non si può uscire indenni da una crisi che incendia gli Stati vicini; nessuno può chiamarsi fuori.
Credo però che passerà ancora qualche mese prima che a Berlino adottino decisioni contrarie alla linea politica perseguita sino ad oggi. Prima ci saranno le elezioni. Morale: dum Romae loquitur, Saguntum perit, dicevano i romani.
Accadrà anche oggi?
Un caro saluto e un buon fine settimana
                                                                               
Gianfranco

mercoledì 7 novembre 2012

Dopo il voto

Cari Amici,
il crollo delle Borse di oggi è la reazione scontata dei mercati all'esito delle elezioni americane.

Wall Street tifava per Romney, uno di loro, e ha mal digerito la sua sconfitta. Credo si tratti di una reazione umorale a caldo, che prima o poi rientrerà. In fondo in fondo, Obama non persegue una politica ostile alla grande finanza e pianifica interventi industriali e sociali che danno forza alle tensioni inflazionistiche con la creazione di nuova moneta da parte della Fed. Così la nuova carta in circolazione  crea masse di manovra per le grandi operazioni speculative. Attendiamoci dunque maretta nei prossimi giorni, poi si tornerà al quieto vivere. In ogni caso,

                                                               QUE VIVA OBAMA

Un caro saluto
                                   
Gianfranco

lunedì 5 novembre 2012

Per Obama

Cari Amici,
vigilia di elezioni negli States.

Mi spiace pensare che le sorti del mondo siano legate in gran parte alle scelte dell'elettorato americano, che non brilla certamente per capacità di giudizio (vedi la doppia presidenza di Bush...) e per spessore culturale. Anche loro, ovviamente, si meritano i governanti che hanno.
Debbo dire, comunque, che un argomento che mi sta a cuore, l'inquinamento ambientale, è stato completamente evitato da Romney nel corso della sua campagna, mentre molto suoi supporter sono decisamente ostili ad ogni controllo delle emissioni di ogni genere. Dell'altra questione in ballo, il controllo della finanza, essendo Romney un finanziere d'assalto non credo arrivino freni di alcun tipo alla speculazioni assassine che depredano i più deboli. Infine, la politica militare degli Usa all'estero: quando Romney critica l'attuale amministrazione per gli scarsi investimenti militari e per il ritiro dal Medio Oriente, vedo in trasparenza le stesse decisioni di Bush legato alle industrie degli armamenti e del petrolio.
Per concludere, Obama forse ha deluso le attese, poteva e doveva fare di più, ma scegliere Romney significherebbe tornare indietro ai tempi di George W. Bush, il peggior presidente nella storia degli States. Spero che gli elettori americani lo abbiano compreso.
Un caro saluto e un buon avvio di settimana

Gianfranco

domenica 4 novembre 2012

Il passato

Cari Amici,
mi dicono che Libera e Bella (al secolo Luca Cordero di Montezemolo) muoia dalla voglia di scendere in politica ma sia stato bloccato da un paio di avvertimenti.

Il primo dalla sinistra: con Montezemolo in politica si ripeterebbe il conflitto di interessi tra un imprenditore (vedi la sua Italo ferroviaria) e lo Stato. Grazie, con Berlusconi abbiamo già dato.
L'altro avvertimento, più insidioso e quasi ricattatorio, pare sia arrivato dalla destra, da alcuni poteri forti ripartiti tra banche e servizi. Qualcuno avrebbe fatto pervenire all'asprirante politico un promemoria sul suo presunto ruolo svolto in passato nel caso Locat/Barclays/Maiocchi avvenuto negli anni '80, un caso che provocò una perdita di 50 miliardi per alcuni contratti di leasing un pò pasticciati tra Locat e alcuni imprenditori piemontesi.

In pratica, la macchina del fango sarebbe pronta a funzionare e il buon Luca, non si sa se colpevole o innocente, ne avrebbe preso atto.
Un caro saluto e un buon avvio di settimana
                   
Gianfranco

sabato 3 novembre 2012

Sincronia

Cari Amici,
la crisi economica sarà ancora lunga e difficile da affrontare. Secondo la cancelliera tedesca Angela Merkel «ci vorranno più di cinque anni per superarla, o forse anche più», mentre da noi il premier Monti dice di vedere la luce alla fine del tunnel. Allora o il tunnel è lunghissimo e Mario Monti ha una vista d'aquila, oppure la signora Merkel, che sino ad oggi non ha mai manifestato così apertamente il suo pessimismo,  ha torto. Non credo a quest'ultima ipotesi. Penso invece che la crisi non sia arrivata neppure alla metà del suo percorso e che (ancora) non si siano trovate le ricette per curarla.
L'orizzonte è scuro (disoccupazione, debito, recessione) e ci si balocca con palliativi.
Un caro saluto

Gianfranco