venerdì 11 aprile 2008

ELEZIONI

 


 


Cari Amici,


 


       verrebbe da dire in prossimità di questa consulta elettorale: turiamoci il naso e votiamo per il meno peggio. Sì, ma chi è il meno peggio? Il Cavaliere 'chiagne e fotte' come dicono a Napoli  che mente anche quando gli farebbe comodo dire il vero? O il mollaccione di 'I care' che sette anni fa in previsione di una disfatta del suo schieramento si defilò per parcheggiarsi in Campidoglio? Quello che parla in continuazione di imbracciare il fucile contro Roma Ladrona oppure l'ex commissario di polizia che viaggiava in mercedes a sbafo? Quello con la compagna che ha un padre in sentore di riciclaggio oppure il gigione con gli occhiali a mezzo busto che per una presidenza ha venduto la dignità delle sue idee? Mah, la scelta è proprio ardua. Anche perchè, credo, ormai ci siamo abituati al meno peggio, ma non ne abbiamo ancora visto il fondo.  Ne riparleremo lunedì.


 


                                       Gianfranco


        

giovedì 13 marzo 2008

CARTEBOLLATE VIVE ANCORA.....

Cari Amici


 


soltanto ora, rientrato dall'Oriente, sono stato informato di quanto segue. La consegna dei premi Guido Vergani per la sezione Stampa e Carcere (per ben due anni consecutivi appannaggio  delle precedenti direzioni) si è svolta nel carcere di Bollate. Il primo premio è andato alla pubblicazione del carcere di Busto,  'Mezzobusto', e poi vi è stato un premio speciale, Leggetene voi le motivazioni. Ma se il carcere gode di buona immagine, grazie all'attività di PR dei suoi vertici amministrativi, un pò meno bene stanno i detenuti, che secondo quanto ci viene riferito continuano a subire salassi economici.


      C'est la vie..


    Tanti Auguri a tutti


 


                        Gianfranco


 


 


PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA

CARTE BOLLATE - Carcere di Bollate


“Vogliamo fare un giornale vero”: l’editoriale del numero di settembre-ottobre esprime una grande ambizione ma anche una realtà innegabile. In quattro anni di esperienza “Carte Bollate” è diventato un giornale vero, riuscendo a bilanciare il desiderio di comunicare dei detenuti con i rigori di una vita privata della libertà. La grafica sobria, i titoli essenziali, gli articoli ben scritti e rigorosamente documentati sono la testimonianza di un lavoro giornalistico compiuto con grande professionalità, il che rende questo periodico un fuoriclasse nel panorama carcerario lombardo. L’inchiesta sul diritto alla salute e sui prezzi dei generi del sopravvitto confermano l’attenzione verso le problematiche più sentite dai detenuti, ma a rendere davvero completa la pubblicazione sono le notizie di cronaca “interna” (animali domestici al colloquio, l’apertura di un laboratorio di tatuaggi), le news dal mondo (troppi morti nelle carceri britanniche, un uomo d’affari acquista 100 pizze per i suoi ex compagni di detenzione), la pagina di sport, la rubrica di turismo dal titolo emblematico “Dove ti porterei se non fossi qui”, lo spazio dedicato alla riflessione religiosa (equo per Chiesa Cristiana e Islam). Non manca lo scoop: la “Notte bianca” organizzata all’interno del carcere, la prima in Italia. “La II^ casa di reclusione di Milano-Bollate è sempre più open house”, è scritto nell’articolo che annuncia l’evento con 250 visitatori e “buffet galeotto”. Fuoriclasse, appunto.




lunedì 18 febbraio 2008

RIENTRO

Cari Amici


                         sono rientrato in Italia e subito mi sono preso l'influenza, per cui sono bloccato in casa e non posso riprendere le attività correnti. Vi segnalo tre interessanti letture che ho effettuato in India nelle pause tra una meditazione e l'altra. Si tratta di due libri di  John Perkins (Confessioni di un sicario dell'economia e La storia segreta dell'impero americano) e uno di Joseph Stiglitz, premio nobel dell'economia (I ruggenti anni novanta). Ebbene, questi tre libri, scritti di autori americani, mi hanno confermato grazie a resoconti di retroscena politici e finanziari quanto è avvenuto negli ultimi 40 anni oltre oceano,. vale a dire la trasformazione degli Stati Uniti da nazione in prima linea per l'evoluzione positiva dell'umanità in un impero che grazie alle menzogne,  alle prepotenze e ad un egoismo dissennato sta trascinando il mondo verso il baratro. La lettura della recesione di un quarto libro (L'impero del debito di Bonner e Wiggin, non ancora apparso in Italia) mi ha comunque consolato. Secondo i due autori, anch'essi americani, l'impero americano sta per essere sommerso da una valanga di debiti. George Bush, sostengono gli autori, ha indebitato il paese più di quanto abbiano fatto i suoi predecessori nei 220 anni di storia americana. Ogni neonato statunitense si trova con un debito personale di 130.000 dollari. il debito interno americano è pari al PIL (quasi come l'Italia) con la differenza però che le famiglie italiane non hanno debiti, mentre capitali esteri controllano quote cospicue di interessi americani e il valore del dollaro dipende dalle decisioni che si prendono a Tokio e a Pechino.


            Se avete tempo e buona volontà vi consiglio queste letture. Perkins non presenta particolari difficoltà, è didascalico ma molto chiaro, Stiglitz è più tecnico, ma ugualmente chiaro e discorsivo.Per il resto, vi auguro ogni bene e un buon arrivo di primavera


 


                                                      Gianfranco


 


 

lunedì 11 febbraio 2008

REALPOLITIK IN INDIA

Cari Amici.


 


  Udite, udite., una chicca. Sai Baba scende in campo. Sponsorizza un partito, quello del Loto, che si presenta alle prossime elezioni di aprile all'insegna di gioia, amore e felicita'. Se tutto va bene il mio ex houseorgan ospitera' domani o dopo un mio intervento (anonimo) sul caso. Come dire, da lottizzati a lotizzati.


 Ohm Sri Sai Ram, amici miei, vi prego di non dire niente ad alcuno, per ora. .


                                                                                         Gianfranco

venerdì 8 febbraio 2008

INCH'ALLAH IN INDIA

Cari Amici,



 il mio giro in India volge al termine, rientro la settimana prossima. Vi segnalo un fatto che mi ha colpito non poco: si tratta della tolleranza religiosa che di questi giorni in India mi sembra seriamente deteriorata rispetto a qualche anno fa. Nel sud dell'India, Kerala e Tamil Nadu, ho trovato un ambiente tranquillo: ho visitato templi indu, moschee, chiese cristiane di rito cattolico, siriano e ortodosso, persino una sinagoga  senza alcun problema. Ma a Bangalore e piu' a nord il quadro e' assai diverso. Premetto che solitamente mi riparo dal sole indossando una cuffia di cotone bianco, simile a quella degli arabi, ma porto anche sul petto un rosario tibetano che immediatamente mi qualifica per non sussulmano. In esso campeggia infatti Ganesh, il dio con la testa di elefante. Ebbene, se nel Kerala e nel Tamil Nadu quanti mi incontravano mi salutavano con Salam Aleikum (la pace si con te) ai quali io rispondevo con Aleikum Salam, da Bangalore in su ricevo accolgienze diverse: sguardi sprezzanti, parolacce in indi che non capisco, versacci e persino sputi sui piedi (i miei, ovviamente).

   Il proprietario dell'internet cafe dal quale vi sto scrivendo mi ha detto chiaramente che non voleva muslims nel suo negozio. Ho dovuto cambiate berretto per evitare discussioni. E mi dicono che  piu' a nord, a Mumbai e a Delhi, la tensione e gli alterchi sono ancor piu' frequenti. A Mumbai, poi, ho assistito a scontri di piazza motivati, mi hanno spiegato, da commenti che alcuni leader muslims avevano fatto nei confronti degli indiani del nord. Insomma, anche l'India, che si trova con un vicino muslim come il Pakistan con il quale ha innumerevoli conti  aperti, sta scivolando verso quella spirale di violenza religiosa che non promette nulla di buono. Proprio una sorpresa spiacevole.



   a presto   Ohm Sai Sri Ram                                           Gianfranco

ARUNACHALA

Cari Amici,



  ho fatto una breve escursione alla Montagna Sacra dell'India, meglio nota come Arunachala. Alta appena 850 metri, secondo la cosmogonia indu questa montagna e' la versione odierna del pilastro di fuoco dal quale emerse Shiva  il distruttore. All'occhio di un visitatore occidentale (lasciamo perdere gli scrittori inglesi dell'800 che  ne hanno esaltato le bellezze naturali e il fascino dell'incontaminato) oggi Arunachala appare come un supermercato del 'divino' , mi si scusi l'espressione, per il numero incredibile di santoni, guru, monaci, visionari, predicatori, meditatori ad oltranza, che ne affollano le pendici. Non bastano 11 Ashram ad accogliere ogni sera questa folla di intermediari tra l'uomo e l'Essere Supremo. Li si incontra percorrendo a piedi (scalzi, ovviamente) un sentiero di circa 14 chilometri che corre alla base del monte tra risaie verdissime, piantagioni di palme e di banane, boscaglie e tratti aridi. Meglio partire armati di un nodoso randello per tenere lontane le scimmie che vi seguono alla ricerca del cibo e magari vi strappano gli occhiali da sole oppure per spostare le foglie sul terreno ed evitare i cobra arrotolati su se stessi che prendono il sole.


  Lungo il percorso si incontrano tempietti, sacelli, luoghi di culto e di preghiera: immaginatevi una  Lourdes circondata da numerose Via Crucis sotto un sole abbagliante. Nel posto si avverte una fortissima energia, dicono gli intenditori, quasi che la colonna di fuoco che ha generato Shiva vibri ancora  sotto le rocce grigiastre  pronta a rigenerarsi  non appena avra' fine l'era negativa che stiamo attraversando. E poi sorprende la folla dei pellgrini che si riunisce intorno ai Santoni, offre loro cibo in cambio di benedizioni. Arrivano da tutta l'India, a piedi, in moto, in auto e in autobus, molti vestiti all'occidentale, forse appena usciti dai loro uffici climatizzati di Bangalore, che dista un centinaio di chilometri. Ecco l'India antica e moderna, quella della religione totalizzante che poco spazio lascia all'umano  e quella del  software e del moderno. Ho attaccato bottone con un indiano loquace che a pieci scalzi si aggirava con la famigliola nei pressi del tempio di Tiruvannamalai. Mi ha detto di possedere un'agenzia di viaggi e di aver diversificato da poco i propri investimenti aprendo a Bangalore un 'beauty parlor'. AL primo impatto sono rimasto sbalordito: negli States si definisce con questo nome una sala per incontri riservati tra sessi diversi, insomma non un bordello ma quasi. Qui in India si tratta invece di saloni di bellezza che offrono trattamenti ayurvedici tradizionali a uomini e donne. Sara'.  


  Sono rientrarto in serata a Puttaparthi, dal mio Santone. Qui non ci sono beauty parlor, e neppure quella promiscuita' dei giovani che ho notato per le strade di Bangalore. Nell'Ashram gli uomini fanno la pesa di mattina le donne nel pomeriggio. E nel raggio di 15 chilometri non si trova neppure una birra fresca.    Ohm Sai Sri Ram.


                                                        Gianfranco

mercoledì 6 febbraio 2008

OHM SAI RAM OHM

Cari Amici


 


      Come promesso, vi scrivo dall'Ashram del Santone dove sono arrivato da qualche giorno. Purtroppo non vivo all'interno dell'Ashram, bensi' in un alloggio esterno, perche' i padiglioni che di solito accolgono i devoti stranieri da qualche tempo presentano un serio problema: sono infestati dai cobra. Si',  avete letto bene, velenosi COBRA, lunghi anche un paio di metri che fino a pochi anni fa stazionavano soltanto all'esterno dell'Ashram ma ora, attirati da acqua a resti di cibo, si sono spinti vicino ai ripari e di notte combattono con i cani, le scimmie e le grosse cornacchie che frequentano il logo. Poche' i cobra vivono di notte, e la sveglia nell'Asham avviene alle 3,30 e si esce con il buio per recarsi al darshan mattutino, ho preferito evitare incontri con qualche cobra incavolato e me ne sto all'esterno.


           Sai Baba e' anziano, ormai si muove soltanto in carrozzella, ma la sua energia sembra rimasta intatta. Quando appare nella sua tunica amaranto e benedice i devoti (almeno 6-7.000 ogni mattina, e adesso mi dicono che ce ne sono pochi, siamo nella stagione morta) avverto tra la folla vibrazioni fortissime che non lasciano indifferente neppure uno scettico come il sottoscritto. Non assisto a convulsioni, svenimenti, stati di trance o altri eventi emotivi, bensi' raccolgo una tensione che non riesco a tradurre in parole, ma che mi prende  e mi incita a comportarmi come gli altri intorno a me: cantare a squarciagola abbozzando  parole smozzicate di una lingua a me ignota, battere le mani ritmicamente, oppure alzare le mani verso l'alto e avvicinarle poi al volto e alla fronte, quasi a convogliare verso di me l'energia che proviene da Sai Baba. Allucinazione, direte, psicosi collettiva. La storia delle religioni primitive e' colma di queste esperienze, pero' un conto e' leggerle, un conto e' provarle sulla propria pelle.


        Parlando con altri devoti provenienti da mezzo mondo, raccolgo opinioni contrastanti: c'e' che ha la fede assoluta nel Santone, e pensa di aver risolto le proprie crisi esistenziali e di aver trovato una risposta alle domande che da sempre assillano l'uomo. Altri invece rimangono pervicacemente aggrappati ai propri dubbi : sembra quasi che, di fronte a possibili soluzioni, i dubbi si trasformino in certezze, in radici dalle quali non ci si riesce ad allontanare. Chi scrive pencola tra queste due posizioni: avverto l'influenza del luogo. Qui in India il valore della vita assume connotazioni diverse rispetto a quelle cui siamo abituati in Occidente. Ho visto su una delle spioagge piu' a la page dell'India Meridionale alcuni ragazzi   prendere a calci un teschio che le onde avevano portato a riva, probabilmente quello di una vittima dello tsunami che ha spazzato le coste di quella zona.  Ho visto un morto disteso sulla sabbia nell'indifferenza generale mentre a due passi si svolgevano processioni e i genitori portavano i bambini a prendere le onde. Vi sono indiani che considerano un privilegio morire in presenza di un Avatar come Sai Baba, per cui la morte non e'; un evento straordinario all'interno dell'Ashram. Di fronte a questi fatti che dimostrano una diffusa indifferenza nei confronti della vita, della morte e dei problemi esistenziali e la certezza nella reincarnazione (con il ciclo della vita e della morte che si ripete infinite volte)   anche lo scettico piu' incallito puo' avere attimi di tentennamento, di smarrimento, abbandonare le proprie cartesiane certezze e farsi prendere dai considerazioni stravaganti.


            Seguo da Internet gli avvenimenti politici italiani (per inciso, agli indiani interessa piu' la storia di Carla Bruni che campeggia sulle prime pagine dei giornali locali, The Times of India e The Indu). Mi sono chiesto: perche' i partiti decidono di andare a votare anche se cosi' facendo perdono una quota notevole dei rimborsi elettorali che loro spettano sulla base dei voti conseguiti? Da qualche parte ho letto la risposta: in un provvedimento omnibus varato nell'agosto del 2005 dal governo Berlusconi (ma la sinistra ha fatto finta di nulla) sono passate tre righe nelle quali si dice che da qual momento i rimborsi elettorali, aumentati ex imperio da 800 lire a un euro per ogni voto, vengono  corrisposti per intero anche se la legislatura dura assai meno dei 5 anni previsti. In soldoni, i partiti incassano ugualmente i circa 100 milioni di euro che avrebbero invece perso con il vecchio regolamento: 25 milioni a Forza Italia, 20 al PD, il resto ripartito tra le altre formazioni. Non so se quanto ho letto corrisponde al vero, potete controllare voi mneglio. Pero' le mie certezze politiche vacillano, quasi come la mia weltanschauung religiosa.


            Un caro saluto a rrivederci a presto


 


                                                       Gianfranco  

martedì 15 gennaio 2008

INDIA........

Cari Amici,


 


  tra qualche giorno parto per l'India dove mi tratterrò per circa un mese.  Oltre a leggere e meditare sulle spiagge del Kerala mi propongo di visitare due Ashram, o monasteri  che dir si voglia: il primo sarà quello di Amma, nel profondo Kerala, quasi sulla punta delk Deccan, ove risiede la donna  che cura i mali di uomini e donne con l'abbraccio. Ve ne avevo già parlato quando l'ho incontrata a Sesto San Giovanni. Poi andrò nell'ashram di Sai Baba, a Puttaparti. 15o chilometri a nord est di Bangalore. Su questo personaggio  circolano voci contrastanti. C'è chi lo definisce un ciarlatano che incanta il prossimo per spillare quattrini e cìè chi invece lo considera un avatar (incarnazione del divino) che può compiere miracoli risanando i malati e curando gli afflitti. Non posso dare un giudizio su Sai Baba perchè sono stato soltanto tre volte suo ospite. Soldi a me, come a tanti altri, non ne ha spillati: vivevo nel suo Ashram con 50 rupie (un euro) al giorno: 20 rupie per una branda in una camerata comune con  80 letti (mi sembrava di essere tornato ai tempi del servizio militare), 30 rupie per 3 pasti di cibo sano, rigidamente vegetariano, e ben cucinato.. Nell'ashram si deve restare non più di 10-15 giorni, per consentire ad altri devoti di godere della presenza di Sai baba e della logistica a basso prezzo.


 Nell'ashram non circolano alchool, fumo, droghe varie, i sessi sono rigidamente separati, lanche quando vanno a fare la spesa nei negozi (gli uomini la mattina, le donne nel pomeriggio) la vita è scandita dalle fasi del giorno : alle 20 chiudono la luce nelle 24 camerate dell'ashram che ospitano indiani e stranieri e la vita riprende alle 3 del mattino, quando dalle camerate ci si incammina verso il tempio. Da Sai Baba ho incontrato l'umanità più varia: da una principessa del Belgio al presidente di una grande multinazionale tedesca, da poveri indiani che vengono a morire nel Tempio in presenza di Sai Baba per arrivare al Nirvana senza troppe reincarnazioni  ai vari pranoterapisti, maestri di reiki, curanderos e altri  tipi strani che giungono da tutto il mondo per ricaricarsi grazie alle enormi energie che Sai Baba sarebbe in grado di emanare. CHi scrive ha avuto una sola esperienza particolare nel primo dei suoi soggiorni nell''ashram; una mattina, rientrando dal tempio, ho visto chiaramente mia madre in un gruppo di donne indiane che sostava vicino ad un distributore d'acqua. Mia madre è mancata 45 anni fa, perà quella mattina mi ha guardato con uno sguardo penetrante, come quelli che quando ero bambino era solita rivolgermi  quando voleva capire se mentivo o dicevo la verità . Vi assicuro, cari amici che quello sguardo mi ha scombussolato la vita per almeno una settimana.


Ho anche assistito a fenomeni di allucinazione collettiva, (io li definisco in questo modo, per i fedeli di Sai Baba sono miracoli)  come la materializzazione di oggetti d'oro nelle mani dell'Avatar, oppure la comparsa di arance in bacili di argento che contenevano acqua. Infine, Sai Baba non vive nel lusso, e i soldi che riceve da tutto il mondo sono spesi per creare scuole, ospedali, centri di ricerca.


Al ritorno dal viaggio vi racconterò quanto ho visto e le mie esperienze più interessanti. Semprfe che ci interessino. Per ora, un abbraccio e tanta serenità


 


                                                                              Gianfranco