venerdì 17 agosto 2007

vier Minuten

Cari Amici,


  durante queste vacanze ho avuto l'occasione di vedere il film 'quattro minuti' ambientato in un carcere tedesco ai giorni nostri. Pensavo ad una mattonata di dimensioni galattiche, invece ne sono rimasto piacevolmente sorpreso. In alcuni personaggi della vicenda, che pare tragga spunto da avvenimenti reali. ho riscontrato le stesse caratteristiche sociali e comportamentali di persone incontrate a Bollate. Insomma, tutto ilmondo è paese. Buon proseguimento di vacanze e a bien tot..


 


                       l'ex Direttore

1 commento:

  1. Cari amici,

    sono Maddalena Pisati e lavoro a Bollate da parecchi anni, prima su un progetto di inserimento lavorativo e da 3 anni presso la sezione staccata. Anch'io ho avuto modo di vedere recentemente il film "quattro minuti". Ero molto incuriosita perché, nonostante lavori in carcere da tanti anni (carcere minorile compreso)non ho mai avuto modo di lavorare con le donne adulte detenute.

    Il film mi ha lasciata molto perplessa, soprattutto nel tentativo di capire in quale direzione andasse la relazione (professionalmente molto discutibile) tra l'anziana insegnante di pianoforte e la detenuta. Ma soprattutto sono rimasta parecchio sconcertata dalla superficialità e dalla poca professionalità degli operatori (direttore, psicologa, ex moglie di un agente con compiti di responsabilità, etc..) Non voglio dare una visione irenica del carcere che è e resta un luogo di sofferenza dove con molta probabilità episodi di violenza, sicuramente psicologica e forse qualche volta anche fisica avvengono (mi riferisco alla scena in cui le detenute escogitano il modo per impedire alla protagonista di partecipare al concerto), né dire che la totalità delle persone che lavorano in carcere lo facciano con motivazione, impegno, professionalità.. Tuttavia a me il film non ha ricordato per niente la realtà del carcere in cui lavoro, dove ho avuto la fortuna di incontrare professionisti che credono nel loro lavoro e che lo svolgono con impegno nel tentativo di rendere il carcere un luogo dove la pena è privazione della libertà e non altro, dove la dignità delle persone è riconosciuta e rispettata…

    Certo il carcere è un’istituzione molto complessa, le cui dinamiche non sono sempre facilmente ricostruibili, dove tanti aspetti possono sfuggire, dove è difficile arrivare ad una ricostruzione esatta di quanto accade; tuttavia all’interno di questa complessità una Direzione che cerca di dare una valenza trattamentale al periodo, più o meno lungo della pena, e operatori, agenti, esperti che credono in questo intervento, senza la presunzione di salvare il mondo né tanto meno di cambiare le persone, mi fanno dissentire dal giudizio espresso dall’ex direttore di Cartebollate rispetto alle analogie riscontrate tra questo luogo e lo scenario del film.



    Maddalena Pisati

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