giovedì 24 febbraio 2011

La Rete


Cari Amici,



ho consultato qualche sito, alcuni di quei prestigiosi think tank americani e inglesi, di politica internazionale sul caso Libia, e ho raccolto le seguenti interpretazioni. Il timore maggiore è che la guerra civile prosegua per parecchio tempo, vista la lunga tradizione di ostilità tra tripolini e bengasini; si creerebbe in tal modo il terreno fertile per l'ingresso e lo sviluppo in Libia di AL Qaeda, che attecchisce nei paesi caratterizzati da contrasti etnici e religiosi come avviene già in Afganistan, Irak, Sudan, Somalia. Al Qaeda (la rete) alle porte di casa nostra non è una situazione ideale per l'Italia e nemmeno per l'Europa.

  Così non escludo che ci si possa attendere concreti interventi americani ed europei per fermare la guerra in Libia al più presto, non tanto perchè a Washington e a Bruxelles interessi salvare vite umane (libiche) quanto per evitare lo sviluppo del fondamentalismo islamico in un paese che sino ad oggi è stato guidato da un tiranno laico. Gheddafi come Saddam Hussein, per intenderci. A questo punto  si tratta di capire se prevarrà la metodologia americana alla Rambo (prima spara poi dialoga) oppure quella europea, prima di tutto si tratta. L 'importante è che non nasca  in Libia un  altro Irak   affacciato sul Mediterraneo.



Un caro saluto           

                                                                          Gianfranco

  


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