martedì 19 gennaio 2010

Craxi e dintorni

Cari Amici,


                                  a dieci anni dalla morte la fazione politica che guida il paese (e della quale fanno parte molti ex socialisti, Frattini, Sacconi, Brunetta, Cicchitto, tanto per fare qualche nome) intende riabilitare la statura politica di Bettino Craxi. 18 anni, tanti ne sono passati dalla sua defenestrazione, sono pochi per misurare il personaggio con il metro della storia. Ci sono troppe emozioni in giro. Molte carte devono ancora emergere, molti archivi di qua e di la dell'Oceano si devono ancora aprire, molti rapporti economici devono essere chiariti. Ad esempio, non sappiamo perchè il gas algerino che arriva in Italia transiti per la Tunisia, che percepisce royalties sulla base di un accordo firmato dal ministro per il commercio estero dell'epoca, il socialista Capria.  Forse lo sospettiamo, come sospettiamo cosa si nasconda dietro la società di Vienna diretta dall'italiano Mentasti (l'ex patron della San Pellegrino, molto amico del nostro premier) che gestisce l'import italiano del gas russo.


   Due cose sono certe:  le vere mazzette si pagano sui grandi numeri, e gas, petrolio, acciaio, armi e oggi anche i rifiuti fanno i grandi numeri Ma resta una questione ben più serie:  senza l'appoggio politico di Craxi e i suoi decreti salva Fininvest oggi Berlusconi sarebbe un medio imprenditore edile del nord con una rete TV ma senza il potere di cui gode. Gli storici dovranno valutare se l'eredità politica di Craxi, appunto Berlusconi, sia stata un bene o un male per il nostro paese.


                                           Gianfranco

1 commento:

  1. La vicenda Craxi è di una tristezza infinita.



    Tristezza di fonte alle miserie di un uomo che, in forza del suo potere, ha trafugato soldi su conti personali, lasciando in eredità ai cittadini un paese poco innovativo, un sistema economico poco moderno piegato al monopolio di imprese amiche e leggi costruite a favore di interessi egoistici.

    Tristezza di fronte a una classe politica ipocrita che usa l'uomo per delegittimare la magistratura addebitandogli comportamenti feroci, solo per giustificare lo squallore del sistema corruttivo e potersene ancora alimentare.

    Tristezza di fronte a una categoria di giornalisti prona al potere.

    Tristezza di fronte a dive e divette che senza nessun pudore di se stesse e rispetto per la vedova sono prodighe di racconti sulla trascorsa intimità con la persona.



    Come dice bene Eugenio Scalfari nel suo editoriale si deve provare umana pietà, ma la tolleranza non deve consentire l'oblio della memoria.



    In tanta tristezza, mi è tornato alla mente Sergio Cusani. Ho provato un sentimento di fiducia e il cuore si è aperto in segno di speranza.



    bau, gabriella




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