mercoledì 10 marzo 2010

Tronchetti, ovvero: mi son de Rovigo, dei fatti degli altri non mi intrigo

Cari Amici,


                            leggo dai giornali il riassunto della deposizione di Marco Tronchetti Provera sull intercettazioni effettuate da Telecom durante la sua presidenza. Non ne sapeva nulla, nulla di nulla, lui se ne stava nel suo empireo a trattare di telecomunicazioni, cavi, banda larga (magari non sapeva nemmeno del traffico fasullo che serviva per riciclare i soldi della 'ndrangheta? mentre alcuni  dipendenti spiavano a sua insaputa giornalisti che lo criticavano, calciatori che passavano da una squadra all'altra, la figlia di un suo potentissimo amico che faceva le bizze, lo suocero che comprava casa a Parigi,.Di questa attività era informato il suo vice Mario Buora, a ma lui non arrivava nulla. Lui pagava e basta.


Che differenza di stile rispetto a Berlusconi che, il primo giorno che mise piede nella mensa della Mondadori dopo averla comprata con la frode, chiese ad una delle addette ai tavoli come stava suo figlio e le fece gli auguri. Ovviamente si era informato presso l'ufficio del personale, ma la mossa gli conquistò le simpatie di molti. Delle due l'una: o Tronchetti mente spudoratamente pensando che i suoi interlocutori siano boccaloni incapaci, oppure spera di cavarsela contando sull'omertà generalizzata. Un'unica considerazione: meno male che Tronchetti non si è dato alla politica,


                                                            Gianfranco

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